Ero solo una ragazzina, nel pieno dell’adolescenza. Insicura nell’aspetto,ma anche di piacere a qualcuno solo come carattere. Tutte le mie amiche avevano già baciato qualcuno, alcuna anche qualcosa di piu’, cose di cui anche non sapevo il vero significato,nomi strani che non sapevo esattamente a che gesti corrispondevano. Infondo non è che mi interessasse proprio saperlo, non avevo “fretta” e nei pensieri ancora solo giochi e cose da bambina.
Sono sempre stata una sportiva, nuoto,pallavolo,ginnastica; per quell’anno mi sarebbe piaciuto fare danza. La palestra che frequentavo con le mie amiche organizzava dei corsi di balli latino americani, quella musica mi piaceva tanto! La prima lezione si è approcciato un uomo di una certa età,insomma, non capivo perché quando provavamo i passi le mani non stavano come diceva l’istruttore sui fianchi,ma scivolavano in altre parti..che imbranato! Per fortuna la seconda lezione l’istruttore mi ha “accoppiato” con un ragazzo di qualche anno piu’ grande di me,lui sì che andava a ritmo, eravamo anche ben equilibrati nelle figure e da quel giorno è diventato il mio ballerino.
Era un corso proprio divertente, tante risate, bella musica e infondo il sorriso di quel ragazzo mi piaceva proprio. Iniziavo ad accorgermi che era interessato a me,spesso ci fermavamo a chiacchierare prima e dopo lezione. Spesso si offriva di accompagnarmi a casa, ma io mi muovevo in bici ed ho sempre rifiutato. Una sera pioveva, ero a piedi e mi feci convincere. Prima di salutarmi mi ha fatto una domanda strana, lì per lì non ci feci tanto caso, caddi un po’ dalle nuvole a dire il vero. ”Che biancheria indossi?” Al mio ingenuo “perché scusa?” lui rise solo e mi salutò.
Finì il corso, facemmo un bello spettacolo di fine anno, mi abbraccio e mi disse : “ti va se usciamo una di queste sere?” Ero contentissima, nessun ragazzo mi aveva mai chiesto di uscire!
Non so perché non lo dissi ai miei genitori, anzi organizzai di comune accordo con un’ amica di vederci prima da lei e poi sarei andata a prendere un gelato con lui piu’ tardi nella serata. Andai all’appuntamento in bici, come al solito, non avevo nemmeno il motorino né ero in età di patente. Lui arrivo’ in macchina : “vieni ti porto in un bel posto” . Guido’ un po’, circa una mezz’ora,fuori città, per lo piu’ chiacchieravo io, un po’ nervosa. A un semaforo lui mi guardò con un sorriso un strano e dal nulla mi chiese : “sei vergine vero?”, io arrossi , lui svoltò e parcheggiò tra degli alberi un al buio.
Chiuse la sicura delle le portiere e senteziò : stasera ti insegno come si fa l’amore. Inclinò il sedile e non so come mi trovai sul sedile dietro con lui sopra di me,che ansimava e mi diceva cose oscene. Ero immobile, silenziosa, schiacciata con la testa contro il finestrino freddo, non provavo niente, dopo i primi tentativi di oppormi è come se la mia mente avesse lasciato lì il mio corpo…ma cosa potevo fare?ero in un posto che non conoscevo, non avevo il cellulare e nessuno sapeva che ero lì. Dovevo solo aspettare che finisse. La mia prima volta.
Non usò protezioni ed alzò pure la voce perché non sanguinai,disse che gli avevo mentito..ero proprio sicura che ero vergine? Perchè lui non l’aveva mai fatto con una vergine. Continuava a ripetere questa cosa, era molto importante per lui,si vede.
Mi riaccompagnò dove avevo lasciato la bici e mi disse solo prima di farmi scendere : “fammi sapere se ti viene il ciclo”. Me ne tornai a casa, con la musica nelle cuffiette nelle orecchie, con un senso di vuoto.
Avevo solo un’amica a cui raccontarlo, che il giorno dopo il fatto mi telefonò e seppe solo dirmi che me l’ero cercata, che se infondo ero lì era perché l’avevo voluto. Ma io non l’avevo voluto. Sì mi piaceva quel ragazzo, o forse solo il fatto di ricevere le prime attenzioni, sì mi passava per la testa che prima o poi avrei voluto fare l’amore, ma non così, probabilmente anche non con lui.
Non l’ho mai detto in casa, alla famiglia. A loro ho solo detto che non volevo piu’ andare a danza.
Sono passati dei mesi, anche anni prima che mi tornasse la fiducia nei ragazzi, prima che avessi familiarità con il piacere, prima che lo raccontassi a qualcuno, prima che salissi in macchina con qualcuno che mi offriva un passaggio. Pare che anche il sorriso mi abbandono’ per un periodo e nessuno sapeva il perché e non POTEVO raccontarlo, per paura dei giudizi, delle derisioni.
Mi sentivo strana, sola, infondo forse l’avevo davvero voluto io, infondo è quello che un ragazzo puo’ volere soltanto da me, infondo così doveva andare.
NO non doveva andare così,NO non me la sono cercata, NO non sono sola.
– Racconto anonimo inviato alla posta di Mi Diras Nura, grazie a questa donna coraggio che ha deciso di raccontarmela, grazie al suo cuore.
Khadija