Mi chiamo Corona Sabrina e dopo anni riesco a parlare “a cuor leggero” di cosa mi è accaduto qualche anno fa, sento di condividere questa storia con voi per la grande sensibilità che mi avete trasmesso e per quel senso di protezione che date anche solo attraverso poche parole.
Sono lesbica e non credevo che per alcune persone questo poteva essere un problema, ho subìto un gravissimo caso di omofobia sul posto di lavoro e questo episodio ha condizionato molto la mia vita.
Una sera, dopo mesi di dispetti, telefonate e messaggi anonimi, due macchine mi hanno seguito mentre stavo tornando a casa dal lavoro, mi hanno obbligato a fermarmi.
Mi hanno insultato, picchiato e minacciato con un coltello alla gola, mi dicevano “sei una lesbica di merda devi morire” e io in quell’istante ho provato puro terrore.
Pensavo “adesso mi ammazzano come lo diranno ai miei?”, ad un certo punto non mi facevano più male i calci e i pugni, nemmeno gli insulti, ma provavo sgomento nel vedere l’odio negli occhi di chi mi stava facendo del male.
Fortunatamente si sono stancati ad un certo punto e mi hanno lasciato andare, due di loro li ho riconosciuti grazie a dei tatuaggi, erano colleghi di lavoro ed in quel momento io mi sono sentita ancora più piccola e disarmata.
All’epoca non avevo ancora fatto coming out e non sentendomi più al sicuro decisi di lasciare il lavoro e di non denunciare l’accaduto per paura di ritorsioni, dato che erano a conoscenza del mio indirizzo di casa.
Dopo anni riesco a parlarne e a togliere ogni volta un peso dal cuore, dopo anni ho capito che non ero io quella sbagliata ma loro.
Avevo chiesto aiuto ma mi sono sentita dire “e ma noi siamo di Milano non possiamo intervenire”, questa è stata la molla che mi ha rimesso in piedi e mi ha fatto capire che dovevo fare qualcosa per la mia città e per chi come me era stato discriminato ed aggredito.
Grazie per quello che fate per le persone e per il territorio e grazie per aver alleggerito il mio cuore questa sera.
Vi abbraccio, a presto.
Sabrina Corona